Indicazione del valore nominale nelle azioni

Normalmente sull'azione è indicato il suo valore nominale (ad esempio € 1) e questo rappresenta una frazione del capitale sociale ( 1\120.000 in caso di capitale di € 120.000); il valore nominale deve essere uguale per tutte le azioni ( art. 2348 c.c.).

Ma si è prevista la possibilità che sulle azioni non sia indicato il valore nominale, come ci si regola? Come si fa a stabilire quanto queste azioni rappresentano del capitale sociale?

Si ragiona, in tal caso, in maniera diversa;

si verifica quante azioni si posseggono in relazione a tutte le azioni emesse dalla società;
se la società ha emesso azioni per € 200.000 e  si possiede il 20%  di dette azioni senza indicazione di valore nominale, vorrà dire che si avrà un valore pari a € 40.000 della partecipazione azionaria e, cioè, del capitale sociale.
Proprio per facilitare questo compito l'art. 2354 c.c. al n. 3, dispone che quando manchi l'indicazione del  valore nominale  i titoli azionari devono indicare il numero complessivo delle azioni emesse e l'ammontare del capitale sociale.
Queste le azioni rappresentano quindi una percentuale del capitale e non più una frazione dello stesso.
Ma accade che anche per le azioni prive di valore nominale, si può risalire ad un valore nominale, solo che questo non è dichiarato nell'azione.
Ritornando al nostro esempio se il capitale sociale è di € 200.000 e la società ha emesso 100.000 azioni, il valore nominale non dichiarato per ogni azione è pari a 2 euro.
Il nostro socio, che aveva il 20% del capitale sociale, avrà quindi 20.000 azioni dal valore nominale non dichiarato di € 2, che danno appunto una partecipazione complessiva pari a € 40.000. 
Risalire al valore nominale non dichiarato può essere utile in un molti casi; pensiamo all'ipotesi dell'art. 2439 comma 1 c.c. relativa alla sottoscrizione di nuove azioni emesse dalla società. E' stabilito, infatti, che i sottoscrittori devono versare il 25% del valore nominale dell'azione; è chiaro che quando questo manchi il 25% da versare non potrà che riferirsi al valore nominale non dichiarato così come l'abbiamo sopra identificato.

Non è però possibile prevedere un sistema "misto" dove vi siano insieme azioni con indicazione del valore nominale e azioni ove tale valore manchi.
Non essendo più indispensabile indicare il valore nominale sull'azione è anche venuta meno la necessità di avere azioni con valore nominale minimo unitario; è stato quindi abrogato il secondo comma dell'art. 2327 c.c. secondo cui il valore nominale delle azioni doveva essere di un euro o di un suo multiplo. Sarà quindi possibile emettere azioni con valore nominale espresso in cifre decimali, ad es. € 0,50.

Abbiamo parlato sino ad ora di valore nominale come frazione del capitale sociale. Spesso, però, si parla anche di valore di mercato o di valore reale delle azioni.

Il valore reale dell'azione si ottiene dividendo il patrimonio netto della società per il numero delle azioni emesse.

Il valore di mercato o di borsa è quello che risulta giorno per giorno dai listini ufficiali nel caso in cui la società sia quotata in borsa.

È chiaro che il valore nominale resterà immutato nel corso della vita della società, mentre gli altri due varieranno a seconda dei risultati economici della gestione sociale.

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