La volontà |
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Come si vede dalla tabella la volontà deve essere intesa nella duplice veste
di volontà della dichiarazione e volontà degli effetti e ciò perché proprio
attraverso questo elemento si coglie l'essenza del principio di autonomia
negoziale, un luogo dove i privati possono regolare da sé i propri interessi.
Si capisce, quindi, perché la volontà è spesso definita come "l'anima del
negozio".
A questo punto, potrebbe sembrare finita la nostra indagine, e, in effetti, è essenziale sapere che nel negozio giuridico la volontà non può mancare; ma dobbiamo affrontare alcune importanti questioni relative ai casi in cui vi sia divergenza tra volontà e dichiarazione, vediamole:
ipotesi in cui la dichiarazione non voluta rende nullo il negozio |
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dichiarazione resa per gioco o a scopo didattico |
per la validità del negozio è necessario che la volontà sia seria e, per esser tale, deve manifestarsi in contesto che lasci presumere tale serietà; per questo non può considerarsi come vincolante una dichiarazione fatta per uno scopo didattico, per gioco o a teatro |
dichiarazione resa in seguito a violenza fisica |
è il caso di colui che è fisicamente costretto a compiere una dichiarazione, come nell'ipotesi di chi prende la mano di un'altra persona e la costringe a firmare una dichiarazione. Nel caso in cui la violenza non sia fisica ma si manifesti attraverso una minaccia ( se non firmi ti ucciderò) il negozio sarà annullabile |
ipotesi in cui la dichiarazione non voluta non rende nullo il negozio |
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dichiarazione resa per riserva mentale |
è l'ipotesi di chi emette una dichiarazione mentre, in realtà, vorrebbe emetterne un'altra. Il negozio è valido perché tale fatto psichico non è, di regola, riconoscibile all'esterno |
dichiarazione resa in seguito ad errore ostativo |
è l'ipotesi di chi voleva emettere una dichiarazione ma, per un lapsus, ne emette un'altra(dico 100 al posto di 10). Il negozio non è nullo ma potrà essere annullabile |
Abbiamo visto dalla tabella che vi sono dei casi in cui la dichiarazione non
vincola chi l'emette ed altri casi in cui accade il contrario, perché?
A ben guardare scopriamo che è rilevante non solo l'esistenza della volontà, ma
anche la posizione di chi riceve la dichiarazione, dell'altra parte del negozio,
che può aver fatto ragionevole affidamento sulla dichiarazione.
Nelle prime due ipotesi è chiaro che l'altra parte non poteva certo fare
affidamento sulle dichiarazioni rese dall'altra proprio per il contesto dove
sono state emesse; nelle altre due, invece, ben poteva esserci questo
affidamento poiché l'altra parte poteva non essere in grado di accorgersi della
riserva mentale o dell'errore.
Per risolvere, quindi, i problemi relativi ai casi in cui la dichiarazione
diverge dalla volontà, ci viene in soccorso la teoria detta "dell'affidamento":
teoria dell'affidamento |
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Come si vede la teoria dell' affidamento protegge adeguatamente entrambe le parti, ma non protegge mai la mala fede; anche nel caso in cui fosse molto difficile accorgersi del contrasto tra volontà e dichiarazione, chi riceve la dichiarazione non è tutelato quando sapeva di detto contrasto.
Occupiamoci, ora di un argomento sempre relativo alla rilevanza della
volontà, la simulazione.
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