La
consumazione del reato, i reati istantanei e permanenti
Reato consumato:
il reato è consumato quando è interamente realizzata la fattispecie
prevista dalla norma incriminatrice.
Per verificare se il reato è stato consumato, sarà
necessario compiere una verifica per ogni singola figura di reato in
relazione al comportamento concreto tenuto dal soggetto agente.
Se il reato è di pura condotta, il reato sarà
consumato con la realizzazione della condotta prevista dalla legge
(comprensiva dell’elemento psicologico).
Se il reato è di evento, sarà necessario verificare
se si è realizzato l’evento dal punto di vista naturalistico.
Per capire il momento nel quale il reato giunge al
suo perfezionamento, si adopera l'espressione " momento consumativo del
reato ".
Si parla, in relazione alla consumazione, di reati
istantanei e reati permanenti.
Ciò chiarito, distinguiamo tra reati istantanei e
reati permanenti, concetto utile soprattutto in procedura penale, ma non
solo, in relazione alla determinazione della competenza, arresto in
flagranza,inizio della prescrizione.
Reato istantaneo:
la consumazione del reato avviene e si esaurisce in un breve lasso di
tempo;
Reato permanente:
la consumazione del reato avviene anch’essa, ma invece di esaurirsi, si
protrae nel tempo.
Esempio tipico di reato permanente è il sequestro di
persona, dove la privazione della libertà, che costituisce il momento
consumativo del reato, si protrae nel tempo. In definitiva nei reati
permanenti abbiamo una consumazione prolungata che cesserà quando il
sequestrato riacquisterà la sua libertà.
Per aversi reato permanente sono quindi necessarie
due condizioni:
1. La situazione dannosa o pericolosa derivante
dalla condotta del reo abbia carattere continuativo e…
2. il protrarsi della situazione dannosa o
pericolosa sia dovuto alla condotta volontaria del soggetto, che può
porvi fine in ogni momento.
Secondo parte della dottrina il reato permanente
avrebbe una struttura bifasica:
1. Una fase
dove c'è una condotta attiva, indirizzata a cagionare la lesione del
bene;
2. Una fase successiva dove c'è una condotta
omissiva, contrassegnata dalla mancata rimozione della condotta
antigiuridica determinata dalla precedente condotta attiva.
Nel sequestro di persona si distinguerebbero queste
due fasi, dove la fase omissiva consisterebbe nella mancata restituzione
alla libertà del soggetto passivo.
Questa teoria non è però fondata, sia perché
possiamo avere dei reati permanenti dove la condotta è prevalentemente
attiva, sia perché anche nell’esempio del sequestro di persona la fase
passiva è in realtà caratterizzata da comportamenti attivi, come quelli
di sorveglianza e controllo del sequestrato, eventuale richiesta di
riscatto etc. etc.
Il reato permanente si caratterizza, quindi, per la
consumazione prolungata nel tempo, e poiché questa deve essere anche
sostenuta dalla volontà del soggetto attivo del reato si riconosce che
se per un periodo di tempo significativo l’agente non controlla più la
consumazione del reato, questa parte non potrà essergli addebitata. Per
es. per il periodo un cui lo stesso sequestratore si trovi in uno stato
di costringimento fisico. |