La consumazione del reato, i reati istantanei e permanenti

Video, introduzione alla lezione 2 

Reato consumato: il reato è consumato quando è interamente realizzata la fattispecie prevista dalla norma incriminatrice.

Per verificare se il reato è stato consumato, sarà necessario compiere una verifica per ogni singola figura di reato in relazione al comportamento concreto tenuto dal soggetto agente.

Se il reato è di pura condotta, il reato sarà consumato con la realizzazione della condotta prevista dalla legge (comprensiva dell’elemento psicologico).

Se il reato è di evento, sarà necessario verificare se si è realizzato l’evento dal punto di vista naturalistico.

Per capire il momento nel quale il reato giunge al suo perfezionamento, si adopera l'espressione " momento consumativo del reato ".

Si parla, in relazione alla consumazione, di reati istantanei e reati permanenti.

Ciò chiarito, distinguiamo tra reati istantanei e reati permanenti, concetto utile soprattutto in procedura penale, ma non solo, in relazione alla determinazione della competenza, arresto in flagranza,inizio della prescrizione.

Reato istantaneo: la consumazione del reato avviene e si esaurisce in un breve lasso di tempo;

Reato permanente: la consumazione del reato avviene anch’essa, ma invece di esaurirsi, si protrae nel tempo.  

Esempio tipico di reato permanente è il sequestro di persona, dove la privazione della libertà, che costituisce il momento consumativo del reato, si protrae nel tempo. In definitiva nei reati permanenti abbiamo una consumazione prolungata che cesserà quando il sequestrato riacquisterà la sua libertà.

Per aversi reato permanente sono quindi necessarie due condizioni:

1. La situazione dannosa o pericolosa derivante dalla condotta del reo abbia carattere continuativo e…

2. il protrarsi della situazione dannosa o pericolosa sia dovuto alla condotta volontaria del soggetto, che può porvi fine in ogni momento.

 

Secondo parte della dottrina il reato permanente avrebbe una struttura bifasica:

1.  Una fase dove c'è una condotta attiva, indirizzata a cagionare la lesione del bene;

2. Una fase successiva dove c'è una condotta omissiva, contrassegnata dalla mancata rimozione della condotta antigiuridica determinata dalla precedente condotta attiva.

 

Nel sequestro di persona si distinguerebbero queste due fasi, dove la fase omissiva consisterebbe nella mancata restituzione alla libertà del soggetto passivo.

Questa teoria non è però fondata, sia perché possiamo avere dei reati permanenti dove la condotta è prevalentemente attiva, sia perché anche nell’esempio del sequestro di persona la fase passiva è in realtà caratterizzata da comportamenti attivi, come quelli di sorveglianza e controllo del sequestrato, eventuale richiesta di riscatto etc. etc.

Il reato permanente si caratterizza, quindi, per la consumazione prolungata nel tempo, e poiché questa deve essere anche sostenuta dalla volontà del soggetto attivo del reato si riconosce che se per un periodo di tempo significativo l’agente non controlla più la consumazione del reato, questa parte non potrà essergli addebitata. Per es. per il periodo un cui lo stesso sequestratore si trovi in uno stato di costringimento fisico.